Questa è una storia incominciata bene quarant’anni fa e finita male quest’anno.
Era incominciata a metà degli anni ’60 in un contesto (si dice così) un po’ particolare, nel senso che la Chiesa di Trezzo da anni era “governata” da un laico (da un padre di famiglia, per intenderci) che aveva sì la piena fiducia del Prevosto, ma non quella degli altri preti, specialmente di quelli che di mano in mano si succedevano all’Oratorio Maschile.
Una delle conseguenze di quella anomalia era stato il progressivo svuotamento dell’Oratorio stesso.
Nel ’64 o ’65 era però arrivato un pretino nuovo di zecca che si chiamava don Giovanni Afker, che invece di fare come i suoi predecessori e cioè sedersi disperato ad aspettare che le cose cambiassero, aveva subito invertito la tendenza, anche se sempre nel rispetto della regola dell’obbedienza (se lo dico è perché lo so!) verso il Prevosto.
Così aveva immediatamente creato una Società Sportiva: l’Aurora Calcio.
Ma perché non l’aveva chiamata Virtus d’oratoriana memoria? Semplice: perché la Virtus c’era già, o meglio, c’era ancora, ma era diventata una Società ciclistica che con l’Oratorio non aveva nulla a che fare.
Bene! L’anno dopo (1966) all’Oratorio c’ero arrivato anch’io, che, avendo del tempo libero, lo volevo dedicare alla Società in senso lato, sull’esempio di tanti miei amici (vedi per es. Mario Fièl) impegnati vuoi in politica, nell’Avis, nella banda, nelle società sportive e via discorrendo.
Avevo sentito dire che volevano fare basket anche lì, come del resto avevo già visto fare l’anno prima all’Oratorio femminile dall’ Olimpia di suor Annunciata e dell’allenatore ingegner Innocenti (morto poi per incidente stradale di ritorno da una trasferta e ricordato da una stele vicino allo spogliatoio) e avevo pensato: “Vado là a fare… l’aiutante-dirigente…”.
Ma perché proprio il basket? O bella! Perché quando negli anni ’50 ero negli Artigianelli a Genova, avevo giocato tre anni allenato dal famoso Fratel Brambilla (famoso perchè, tra l’altro, avrebbe poi, a Milano, avviato al basket un certo Carlo Recalcati, diventato allenatore della Nazionale…).
E poi , sempre negli anni ’50, avevo avuto modo di vedere tante partite dell’Ardita Nervi (serie “A” femminile) e, addirittura, al Palazzo del Ghiaccio di Milano (naturalmente con il ghiaccio coperto con assi) una “partita scudetto” fra l’indimenticabile Borletti (“scarpette rosse”) e la Virtus Bologna, ( con i mitici Rubini, Gamba, Ranucci, Tracuzzi…) ne avevo un gran bel ricordo e tanta tanta nostalgia. A opera finita, diciamo pure che a quel tempo ero forse l’unico, a Trezzo, che “conosceva l’articolo”, tant’è vero che all’Oratorio Maschile di basket non c’era niente e nessuno ne sapeva niente.
Insomma gente, state attenti a cosa vi dico: a me, Romano Tinelli, senza volerlo, m’era toccato, con l’appoggio morale di don Giovanni, diventare il FONDATORE (!) dell’Aurora Basket Trezzo.
Di conseguenza avevo dovuto interessarmi dall’asfaltatura del campo (era intervenuto il Comune tramite l’assessore Carlètu Castaloo, ma con il tacito consenso di tutto il Consiglio…), alla sua illuminazione (Angelo Pumìn aveva fornito i pali di ferro); dal verniciarne le righe (l’aveva tracciato il geometra Giorgio Cifalùm), al procurare le tute, indispensabili giocando all’aperto (le aveva offerte Carlètu Carera-Fiat); dell’ acquisto delle maglie bianco-rosse (i colori sociali) e di quelle di riserva bianco-verdi (usando i soldi che ci aveva dato Bèrtu Balgius-Vespa), dal dotarci di bende e anguenti (ci aveva rifornito il mio coscritto Lamberto Fodera) a cercare il medico sociale ( il dottor Luciano Carminati.
Il Presidente della Polisportiva (Calcio e Basket) aveva accettato di farlo, anche se già aveva una sessantina d’ anni, Carlètu Corti (Fifina, una figura carismatica e sportivo da sempre).
Come allenatore avevamo trovato Walter Ferrandi, un fabbro milanese che aveva l’officina in paese (ce l’aveva segnalato Togn Luca).
L’Oratorio di suo ci aveva messo i canestri. I soldi però erano quelli personali di don Giovanni, perché la Parrocchia, indebitata fino al collo per via del bocciodromo (una storia quella…) appena costruito, da un bel pezzo non sborsava una lira.
A sbrigare le pratiche in Federazione a Milano, ci andavo io la sera da solo, o, in caso di nebbia forte, con don Giovanni o con il segretario Giüsèp Vila (Cudèrnia).
Da allora e per quasi 20 anni, mi ero trovato con “la testa in giù”, dentro un ingranaggio che mi impegnava a tal punto da trascurare perfino la famiglia (un errore che può comprendere solo chi ha provato un’avventura del genere).
L’Aurora era cresciuta anno per anno, fino a far giocare nella stessa annata sportiva, una dozzina di squadre con circa 220 atleti fra maschi e femmine (si pensi cosa vuol dire organizzare per tutte due allenamenti la settimana, più le partite, più le trasferte, più…).
Ma perché così tanti? Perché, a parte le “prime squadre” che obiettivamente avevano un “percorso” a parte, la Polisportiva non facevano selezioni. Mai a nessuno, fino a quando sono stato io il responsabile, è stato detto: “Per te il posto non c’è più perché non sei bravo abbastanza”. Mai!.
Eravamo saliti fino alla categoria “Promozione” (che allora era la quinta categoria assoluta) prima con la squadra maschile e poi, avendo nel frattempo incorporato l’Olimpia, con quella femminile.
In campionato avevamo incontrato giocatori del livello di Borlenghi, dei fratelli Boselli, di Vecchiato, che poi erano finiti in nazionale. Un nostro ragazzo, Carlo Crespi (un Gepa) era arrivato in serie “B”.
Un altro, Danilo Dorini, s’era fatto prete…
A “tempo perso” (?) poi, avevamo organizzato per conto del Comune, 8 o 10 edizioni del Trofeo Comune di Trezzo di podismo, a cui partecipavano campioni come l’olimpionico Ambu, Lavelli, Conti.
Per l’Avis avevamo organizzato, grazie al fattivo interessamento del telecronista Rai Aldo Giordani ( presentatomi da Angelo Minelli nelle sede del “Giorno” a Milano) partite-esibizioni sul campo dell’Oratorio femminile, fra squadre di serie “A” con celebrati campioni del calibro di Isacc, Bovone, Zanatta.
Con gli amici Anselmo Simoncelli (un professore di scuola fuori dell’ordinario) e Giorgio Spotti (un ex allievo del grande Consolini) avevamo organizzato per un po’ di anni i “Giochi della Gioventù” di atletica leggera.
Io, per giunta, avevo trovato il tempo (?) per accettare di fare il Fiduciario Coni per la nostra zona.
Per anni e anni ho personalmente “lottato” e “appoggiato” gli Assessori allo Sport che via, via si succedevano e cioè Roncalli, Scotti e Zerbi (uno meglio dell’altro) per dotare Trezzo di una palestra, indispensabile per il basket.
Quando finalmente questa (la palestra) era finalmente diventata realtà, io che non ne potevo più perché cotto e stracotto, avevo passato la mano. Non del tutto però, perchè avevo lasciato in società i miei figli: Alberto come istruttore di minibasket e Carlo che da lì a poco, nel “Torneo del Ventennale di Fondazione” con squadre Cadetti di serie “A” e “B”, sarebbe stato premiato (permettetemi la civetteria) quale “miglior giocatore dell’Aurora”.
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Quest’anno invece, dopo quasi 40 anni, l’Aurora di è disfatta per mancanza di ricambio dirigenziale.
Dispiace a me e certamente a quel sacco di gente che in tanti anni si son sacrificati per mettere a disposizione della gioventù di Trezzo ( ragazzi, non è retorica o auto incensamento) un servizio importante come è lo Sport. Sacrifici veri (perfino senza il rimborso spese per la benzina!), sempre nell’ombra, senza riconoscimenti se non (importantissimo!) quello dei ragazzi e dei loro genitori, che avevano capito (chi prima, chi dopo), perché c’era l’Aurora Basket Trezzo.
Mai come ora (un momento così brutto non appena sportivamente), mi vengono in mente dirigenti, sponsor, allenatori, giocatori, specialmente quelli che già ci hanno lasciato.
Quanti anni…quante battaglie…quanti ricordi…
Io comunque spero sempre. Dato che sono un sognatore di natura, sogno che un quei bagai o tusa (magari in gruppo…), di ex gocatori dell’Aurora e che adesso sono papà e mamme, provino a vedere se si può fare qualcosa. Almeno provare.
Ciao a tutti.
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PS= Grazie al cielo, l’appello è stato subito raccolto e oggi (2008) l’Aurora è rinata ed è sulla strada giusta per ridiventare bella, grande, naturalmente per tutti e con gli ideali che dicevo e dico io. Bravi!